Registrare un marchio: alcuni miti da sfatare

In ambito imprenditoriale, è ancora diffusa l’idea che la registrazione del marchio rappresenti un adempimento secondario, da affrontare solo in caso di crescita significativa o di contenzioso imminente.

In realtà, l’esperienza professionale dimostra che si tratta di una valutazione miope e potenzialmente dannosa, spesso dettata da una sottovalutazione del ruolo che il segno distintivo assume nella vita dell’impresa – specie ove si tenga conto dei costi contenuti connessi alla registrazione.

🔹 Il marchio come segno distintivo

Il marchio non è soltanto un elemento grafico o verbale (o un suono, o un colore: sì, è possibile registrare come marchio anche questi elementi).

Il marchio è il segno distintivo per eccellenza, cioè il mezzo principale attraverso cui un’impresa si presenta sul mercato e si differenzia dalla concorrenza. La sua funzione primaria è identificare l’origine imprenditoriale di beni e servizi, creando un legame diretto tra il segno e una determinata aspettativa di qualità, stile o affidabilità. Questa capacità distintiva è il presupposto per la protezione legale, ma è anche ciò che trasforma il marchio in un veicolo di reputazione e in uno strumento di fidelizzazione commerciale.
Nel tempo, un marchio efficace accumula valore simbolico, diventa riconoscibile e può acquisire una forza autonoma rispetto al prodotto, incidendo sulle scelte del consumatore e sulla percezione del brand. In questo senso, il marchio è insieme diritto, strumento di comunicazione e capitale intangibile.

⚖️ Il marchio come diritto esclusivo

Dal punto di vista giuridico, il marchio registrato attribuisce al suo titolare un diritto esclusivo sull’utilizzo del segno per determinati prodotti o servizi, cui corrisponde il potere di impedire tale utilizzo a terzi non autorizzati.

In particolare, quali titolari di un marchio ci si può opporre:

-all’uso altrui di segni identici per prodotti e servizi identici a quelli per cui il marchio è registrato;

- all’uso altrui di segni simili per prodotti e servizi affini a quelli per cui il marchio è registrato, dimostrando l’esistenza di un rischio di confusione;

- all’uso altrui di segni simili anche per prodotti e servizi non affini, se il marchio è notorio (c.d. tutela extra-merceologica dei marchi famosi).

Le iniziative che si possono assumere contro l’utilizzatore non autorizzato, in un’ideale escalation, vanno dalla diffida all’azione giudiziale per inibitoria e risarcimento del danno.

In Italia, le controversie relative ai marchi vengono decise da Giudici altamente specializzati, i c.d. Tribunali delle Imprese. È spesso possibile ottenere rimedi urgenti (c.d. rimedi cautelari), come sequestro e inibitoria, anche in tempi molto rapidi, di poche settimane.

💼 Il marchio come asset immateriale

Accanto al profilo legale, vi è un secondo livello, spesso trascurato: il valore economico del marchio come bene immateriale. Un marchio può essere:

  • concesso in licenza,

  • ceduto o conferito in società,

  • valorizzato nei bilanci aziendali.

📊 Un marchio ben gestito può incidere direttamente su operazioni di investimento, due diligence, acquisizioni o round di finanziamento.

🛡️ Prevenzione e strategia

Registrare un marchio significa anche prevenire conflitti e tutelarsi prima dell’insorgere di problematiche.
I rischi principali in caso di mancata registrazione:

  • ❗ Diffide da terzi più veloci a registrare

  • 🔄 Costi di rebranding forzato

  • 💸 Perdita di investimenti in comunicazione e promozione

In contesti di startup e PMI, un errore iniziale su questo fronte può generare conseguenze rilevanti nel medio termine.

🗓️ Quando e come registrare?

Idealmente, il marchio dovrebbe essere:

  • oggetto di verifica (ricerca di anteriorità), per assicurarsi che non confligga con segni preesistenti

  • e successivamente registrato📍prima dell’avvio di attività promozionali o commerciali.

Solo in questo modo si ottiene una base giuridica solida su cui costruire brand identity, packaging (se il marchio copre prodotti materiali), sito web e attività di marketing.

🔹 Marchio registrato vs marchio di fatto: i vantaggi dell’ufficialità

Si potrebbe obiettare a quanto scritto sopra che il nostro sistema tutela a certe condizioni anche il marchio non registrato.

Vero, ma il marchio registrato gode di una tutela legale più ampia, certa e presunta, rispetto al cosiddetto marchio di fatto, che può essere protetto solo in presenza di un uso continuativo, effettivo e localmente riconoscibile. La registrazione attribuisce un diritto esclusivo su tutto il territorio di riferimento (nazionale, europeo o internazionale), senza necessità di dimostrare l’effettivo uso o la notorietà del segno.
Al contrario, la protezione del marchio di fatto è limitata allo spazio geografico in cui esso è effettivamente conosciuto e richiede prove concrete di uso e diffusione — spesso complesse da produrre in sede giudiziale. Inoltre, solo il marchio registrato consente l’iscrizione nei registri pubblici, la concessione in licenza, l’opponibilità nei confronti di domande successive e l’accesso a strumenti rapidi di tutela come l’opposizione amministrativa.
In sintesi, mentre il marchio di fatto offre una protezione parziale e incerta, la registrazione costituisce una presunzione legale di titolarità e un vero presidio strategico per prevenire conflitti e valorizzare l’identità aziendale.

🔹 I costi della registrazione: un investimento proporzionato

Registrare un marchio comporta un onere economico contenuto, soprattutto se rapportato alla durata del diritto (10 anni rinnovabili) e alla funzione strategica che il marchio riveste.

Per un marchio italiano, le tasse di deposito ammontano attualmente a € 183 (compresa marca da bollo e lettera di incarico) per una classe merceologica, con un’aggiunta di € 34 per ogni classe ulteriore. In ambito europeo, la domanda presso l’EUIPO comporta un costo base di € 850 per una classe, € 50 per la seconda, e € 150 per ciascuna classe successiva.
A questi importi vanno eventualmente aggiunti i costi professionali per l’assistenza legale, la redazione della strategia di deposito e l’eventuale sorveglianza post-registrazione. Tuttavia, si tratta di un investimento giuridico sostenibile, soprattutto considerando il rapporto tra costo e benefici: esclusiva territoriale, maggiore forza contrattuale, prevenzione di contenziosi e valorizzazione patrimoniale del segno.
Inoltre, per startup innovative e PMI, sono spesso disponibili incentivi e bandi pubblici (a livello nazionale o europeo) che possono coprire parte delle spese di registrazione. Ne è un esempio il Fondo PMI dell’EUIPO.

 

🧭 Conclusione

La registrazione del marchio non è una formalità né un costo accessorio.
È un atto di pianificazione giuridica e patrimoniale.

✅ Rende la propria identità difendibile
✅ Consente l’attivazione di strumenti di tutela legale
✅ Genera valore economico e strategico

In un ecosistema imprenditoriale competitivo e digitale, la proprietà intellettuale è parte essenziale della strategia, non un accessorio.

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