Google non viola le API di JAVA

Con sentenza dello scorso 31 maggio, la District Court for the Northern District of California ha rigettato il ricorso promosso da Oracle contro Google per l’asserita violazione dei propri diritti d’autore sul linguaggio di programmazione Java.

Come è noto, Oracle sosteneva che la piattaforma Android di Google avesse copiato la struttura, la sequenza e l’organizzazione del codice di 37 delle 166 API (“Application Programming Interfaces“) di Java, così violando il copyright ed i brevetti acquisiti da Oracle con l’acquisizione della creatrice di Java, Sun Microsystem Inc. Nella vertenza non era quindi messo in dubbio che Google potesse utilizzare il linguaggio di programmazione Java in sé, ma si discuteva se Big G potesse anche replicare i nomi, l’organizzazione dei nomi e le funzionalità delle 37 API in questione. (…)

A seguito di due verdetti emessi dalla giuria (si tratta infatti della prima vertenza, tra le varie della “guerra degli smartphone”, ad essere demandata ad una giuria), il giudice statunitense ha rilevato che il confronto tra le 37 API di Android “incriminate” e le corrispondenti API di Java mostra un’identità di solo il 3% dei relativi codici sorgente.  Le linee di codice corrispondenti, poi, risultano essere quelle che specificano i nomi, parametri e funzionalità delle API, in parte imposti dalle medesime regole di Java, in parte rappresentanti una struttura di comandi necessaria per ottenere una certa funzione, e in parte in ogni caso privi di tutela di copyright (che non tutela i semplici nomi o brevi espressioni).

In sostanza, ha concluso il giudice d’oltreoceano, Google ha implementato autonomamente, sviluppando un proprio codice sorgente diverso da quello di Oracle, le funzionalità delle API di Java, replicando esclusivamente quanto necessario a consentire l’interoperabilità, nei limiti quindi consentiti dalla legge. Ciò esclude ogni violazione di copyright, in linea con quanto deciso anche recentemente da questa parte dell’oceano, dalla Corte di Giustizia CE nella vertenza di cui abbiamo parlato qui in questo blog.

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