British Telecom condannata a bloccare l’accesso a siti che violano il copyright

Con decisione di qualche giorno fa nel procedimento no. HC10C04385, la High Court of Justice inglese ha ordinato a British Telecommunications (BT), quale fornitore dell’accesso ad internet, di bloccare il sito Newzbin che, assieme ai suoi utenti, è stato ritenuto responsabile di violazione di copyright su numerosi film ai danni degli attori Twentieth Century Fox, Universal, Warner Bros, Paramount, Disney e Columbia Pictures. La decisione, che appare in linea con la giurisprudenza italiana di cui abbiamo parlato qui e qui in questo blog, precisa in particolare che la consapevolezza da parte dell’Internet Service Provider (ISP) dell’illecito commesso da terzi tramite i servizi da esso offerti è sufficiente a giustificare l’emanazione del provvedimento nei suoi confronti, non essendo invece necessario a tal fine che si dimostri che l’ISP era a conoscenza degli specifici illeciti posti in essere dai singoli individui.

Il giudizio contro BT era stato in realtà avviato dopo che gli stessi attori avevano agito direttamente contro il website Newzbin, ottenendone l’inibitoria dal proseguire le proprie attività di violazione di copyright. Il website aveva tuttavia solo formalmente cessato le proprie attività, essendo in realtà stato immediatamente ri-creato un identico website (Newzbin2) gestito questa volta da individui non identificabili e contro i quali non era perciò possibile ottenere tutela giudiziaria. Di qui la scelta di agire direttamente nei confronti del fornitore della connessione ad internet BT per bloccare il sito, dopo che BT, debitamente avvertita, aveva replicato di non poter disattivare l’accesso ad esso in assenza di un ordine del Giudice. (…)

All’esito del giudizio, la High Court ha quindi condannato BT sulla base dell’art. 97A del “Copyright Designs and Patents Act 1988” che, in ottemperanza alla direttiva 29/2001 sui servizi della società dell’informazione, prevede la possibilità di emanare un simile provvedimento nei confronti dell’ISP “where that service provider has actual knowledge of another person using their service to infringe copyright” (“laddove l’ISP abbia effettiva conoscenza del fatto che un terzo utilizza i suoi servizi per violare diritti d’autore“). La Corte ha infatti ritenuto che il servizio di accesso ad internet fornito da BT, essendo usato per accedere al sito “pirata” Newzbin2, fosse effettivamente “utilizzato per violare diritti d’autore” nel senso previsto dalla norma; in aggiunta, il Giudice ha ritenuto dimostrato che BT avesse avuto effettiva conoscenza delle violazioni di copyright commesse dal website e dai suoi utenti.

Nella propria articolata decisione, la High Court richiama anche il recente precedente L’Oréal vs eBay della Corte di Giustizia UE, di cui abbiamo parlato qui in questo blog, secondo il quale è possibile emettere un provvedimento che imponga all’ISP “di adottare misure che contribuiscano a prevenire ulteriori contraffazioni”. Sulla base di tale precedente, la High Court conferma quindi di poter emanare il provvedimento richiesto dagli attori, che chiedevano di imporre a BT l’uso della tecnologia “Cleanfeed” per bloccare gli indirizzi IP da cui viene reso disponibile il website.

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